Giacimenti urbani: in città i minatori delle materie prime [FOTOGALLERY]

Oro dai rifiuti
Milano, 29 novembre 2017 – Le nostre città sono disseminate di miniere, ma bisogna avere occhio e creatività per poter sfruttare le materie prime nascoste. Sono gli oggetti che buttiamo ogni giorno nella spazzatura ma che possono ambire a una seconda vita, riducendo il consumo delle risorse della Terra e inquinando di meno l’ambiente. E’ questa l’idea di Giacimenti Urbani, associazione fondata dalla giornalista ambientale Donatella Pavan, che dal 17 al 22 novembre ha organizzato l’evento mostra-mercato a Cascina Cuccagna (esempio di recupero virtuoso nel cuore di Milano) “Economia circolare e cambiamento climatico: stili di vita per contrastarlo”. Il quadro è quello dell’overshoot day, la data di esaurimento delle risorse naturali che anche quest’anno l’uomo ha esaurito in anticipo, dall’8 al 2 agosto. Giacimenti urbani si è tenuto in contemporanea con la Settimana europea per la riduzione dei rifiuti dal 18 al 26 novembre.
Sono 160 gli associati a Giacimenti Urbani, che come minatori dagli occhi esperti trovano persino l’oro dai rifiuti come nel caso dell’azienda TribianoTre. “Il nostro core business è il recupero di metalli anche preziosi come l’oro dalle schede madri dei computer o di altri apparecchi elettronici destinati alla discarica”, spiega Ileana Diotto (nella foto sopra, ndr), figlia del fondatore Giorgio che iniziò questa attività con un profilo molto basso. Un’azienda che ora respira aria di palcoscenico fra i 21 esempi virtuosi presenti in Cascina Cuccagna. I criteri sostenibili in base ai quali è possibile fare parte della rete di Giacimenti sono cinque: Riduci, Ripara, Riusa, Riutilizza o Ricicla. “L’idea di Giacimenti urbani è di mettere in rete tutti gli aderenti in modo da creare una filiera delle materie prime, la speranza è di rivolgerci un giorno a realtà industriali per recuperarle”, spiega Pavan.

“Giacimenti urbani fornisce agli aderenti la cornice di un movimento culturale – aggiunge -. Realizziamo laboratori e ci rivolgiamo ai cittadini per il recupero dei materiali, grazie alla mappatura della nostra rete. Uno stimolo maggiore alla sostenibilità potrebbe arrivare dai Comuni, adottando la tariffa puntuale della tassa sui rifiuti: meno ne produci, meno paghi”. L’evento è stato quindi pensato per “evidenziare lo stretto legame tra economia circolare e contrasto al cambiamento climatico – spiega Donatella Pavan -. In Europa delle 16 tonnellate di materie prime consumate in media da ogni cittadino 6 diventano scarti e la metà di queste finisce in discarica con ovvie ricadute sulle emissioni di gas climalteranti. Una vera perdita anche in termini economici: l’economia circolare potrebbe generare una crescita pari a 1800 miliardi da qui al 2030, ovvero doppia rispetto alle previsioni dell’economia tradizionale”, spiega la giornalista citando secondo lo studio McKinsey “Growth Within: A circular economy vision for a competitive Europe”, commissionato dalla Ellen McArthur Foundation. Un altro esempio dell’impegno di Giacimenti Urbani riguarda l’utilizzo degli estintori esausti, per cui parteciperà al tavolo Uni, ente italiano di normazione: “Tali dispositivi antincendio contengono polveri di fosforo che ogni 5 anni vengono buttate ma che potrebbero essere usate per farne concime. Ugualmente, l’estintore stesso potrebbe essere rabboccato dopo 18 anni come avviene in Germania e non gettato via come facciamo in Italia”.

Un esempio giovanile e virtuoso di riutilizzo sono gli occhiali da sole realizzati con il legnoFilippo Irdi mostra l’invenzione avuta con il suo amico Ermanno Zanella: creare occhiali da sole con lo snowboard degli snowboard di Uptitude, brand di Filippo Irdi (nella foto a destra) ed Ermanno Zanella. Quest’ultimo, brillante studente di design, ebbe la fulminante idea in Trentino durante una vacanza-studio per la tesi di laurea. Il primo modello? Realizzato con una fresa autocostruita. La montatura degli occhiali è composta dal materiale standard delle tavole prodotto in Austria con legno, un foglio di plastica stampato e acetato. Dopodiché i semilavorati vengono inviati in Cadore per la produzione degli stilosi accessori con lenti Zeiss.

Vi è poi il caso emblematico di Michele Moschiano (a sinistra), ex operaio di una fabbrica del Varesotto che produceva bielle per marchi come Ferrari, Honda e Ducati. La crisi lo ha lasciato a casa in mobilità. Due anni durante i quali un’idea creativa di riutilizzo e sostenibilità lo ha rimesso in pista: “Dalle lattine per le bibite ricavo lingotti di alluminio che poi riduco in lastre o fili da lavorare per creare articoli di bigiotteria – spiega -. Per creare un orecchino possono servire 6-7 lattine. Certo, l’alluminio è il terzo elemento più diffuso del pianeta, ma a rendere prezioso l’oggetto è il lavoro dell’artigiano. Il prezzo? Dai 10 euro per gli anelli ai 30 euro per le collane, il tempo di lavorazione è di circa due ore e mezza”. Tutto qui? Niente affatto, intanto Moschiano ha trovato un nuovo lavoro ma per scelta è part-time: il resto del tempo lo utilizzo per il mio brand, Creazioni Mik-art.

Manuel Bordignon, Pierluigi Cupri, Chiara Tartaglia ed Erika Cavriani, sono i tre giovani inventori di

Manuel Bordignon, Chiara Tartaglia e Pierluigi Cupri, che insieme a Erika Cavriani formano il team di Booktilla, una borraccia utile per ridurre la produzione di plastica per il trasporto di acqua, dotata di una forma pratica e comoda per la vita di ufficio e abbinata a molteplici significati e iniziative sociali

Booktilla, la cosiddetta “borraccia letteraria”. Guai a considerarla “soltanto” un contenitore per l’acqua. Come suggerisce la crasi fra inglese, italiano e spagnolo Booktilla è una bottiglia che può essere custodita in un libro per veicolare un messaggio di impegno sociale. “E’ realizzata con un polietilene ad alta densità, un materiale atossico che non contiene bisfenolo-A (sostanza usata per il PET), abbinato con un polimero a base di argento. Abbiamo anche commissionato uno studio al Matec di Padova per capire se tale materiale fosse utilizzabile”, spiega Bordignon, professore a contratto di Strategie d’impresa dell’università Ca’ Foscari. “La forma tascabile permette un agevole trasporto nella borsa con il pc – aggiunge -, con un colore e design sempre diverso consente di avere espressione e ispirazione sempre a portata di mano, insieme a mezzo litro d’acqua in un oggetto bello da vedere e pratico. La posizione stessa dell’erogatore è stata pensata per non perderne nemmeno una goccia”. Il 10% di ogni Booktilla venduta (prezzi dai18 ai 26 euro), viene devoluto a progetti di finalità sociale a seconda del colore. Quella rossa per lo sviluppo delle imprese attraverso il progetto Seeed; nera per dare un premio al miglior studio sull’epigenetica, secondo un team di docenti universitari; verde fornire attrezzature agli orti alti di Torino; blu per comprare i defibrillatori a quelle società sportive che ne sono sprovviste. 

Giovani, studenti, artigiani storici ed ex disoccupati. Sono tanti e diversi gli attori per una rivoluzione pulita. Non mancano tuttavia quelli industriali. Una di queste è la Novamont (FOCUS – leggi), una sorta di “spin off” bio della Montedison che produce il Mater-bi, il materiale biodegradabile utilizzato per sostituire la plastica nei sacchetti e altri oggetti di uso in larga scala. Interessante il caso dei teli per la pacciamatura in agricoltura (nella foto a destra), visto che se ne usano 400 kg per ettaro ma sono sempre di difficile smaltimento. E pensare che in molti casi gli agricoltori li bruciavano per smaltirli, provocando ulteriore inquinamento atmosferico.
Daniele Monaco
daniele.monaco@polismedia.it